Eco Scienza

Roma, 9 gennaio 2024

Eco-Scienza nasce dall’esigenza di creare una realtà che si occupi della Natura, dei suoi abitanti e dei suoi fruitori, con la volontà precisa di offrire un approccio scientifico alla tematica.



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TEMI

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WILDERNESS - UN SOGNO POSSIBILE

Di A.Giorgio Salvatori *Che cos’è esattamente la wilderness? Me lo sento chiedere spesso, quasi sempre con la ‘’i’’trasformata erroneamente in ‘’ai’’: ‘’wail-der-ness’’. Cominciamo col dire che la wilderness non può essere definita esattamente, perché il termine non può essere tradotto in italiano se non per approssimazione. Si può tentare, però, di darne una definizione lirica attraverso le parole di coloro che ne sono considerati i padri fondatori: Aldo Leopold, John Muir, Bob Marshall, Sigurd Olson.
Sintetizzandone il pensiero possiamo affermare che wilderness, per chi ne avverte il desiderio, è sia una condizione geografica che uno stato d’animo.
Partendo dalla sola condizione geografica potremmo tradurre wilderness in ‘’terre selvagge’’. Una condizione che in Nordamerica ancora è possibile scoprire grazie soprattutto agli sforzi dei padri fondatori prima citati. Ampie estensioni di territorio quasi vergine dove non solo le devastazioni edilizie o industriali,ma neppure isolate opere dell’uomo sono mai arrivate, strade, ponti, alberghi, rifugi per escursionisti, piste da sci e tutta la somma di manufatti, per scopi produttivi o ludico-sportivi, che invece in Italia abbondano e trovano spesso spazio perfino in aree naturali teoricamente protette.Qualcuno osserverà che l’Italia non è il Nordamerica e che gli spazi vasti e selvaggi dell’Alaska, dello Yukon, del Klondike, dei territori del Nord-Ovest, dello Yellowstone, non possono essere paragonati ai ristretti panorami dei nostri parchi nazionali. Ma non è questo il punto.La differenza è rilevante soprattutto quando si pensa che negli Stati Uniti si distingue, giustamente, tra spazio naturale protetto, ma aperto allo svago, sia pure con regole e divieti, e aree wilderness dove non si può neppure realizzare un piccolo ponte in sospensione su un torrente senza richiedere una deroga al National Park Service. In queste aree, nella maggior parte dei casi, i visitatori, in numeri contingentati, possono entrare a proprio rischio e pericolo, utilizzando solo mezzi di locomozione non meccanici, cioè le proprie gambe o le zampe di un mulo o di un cavallo. Nessun ostello. Si dorme nel sacco a pelo e in qualsiasi condizione climatica.In Italia è possibile tutto questo ? Naturalmente no. Non soltanto perché i parchi e le aree protette italiane assomigliano sempre più a parchi divertimenti e non ad aree dove soprattutto la natura, e non lo svago del turista, dovrebbe essere tutelata e garantita, ma anche perché l’approccio alla natura è concepito in modo diverso.Non la scoperta del verde intatto, dello stato naturale dei luoghi scampati al massacro industriale ed edilizio, allo scopo di trarne beneficio psico-fisico, ma quasi esclusivamente come cornice di giochi per tutti e palestra per gare e sport invasivi e rumorosi. Una soluzione, allora, è stata tentata, e trovata con successo, dal fondatore della wilderness italiana,Franco Zunino.Zunino, ex guardia del parco nazionale del Gran Paradiso e infaticabile ricercatore sul campo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, ha rivisitato il concetto di wilderness adattandolo alla realtà, fortemente antropizzata, del nostro Paese.Non territori quasi vergini, di decine, centinaia di migliaia di ettari, come in Nordamerica, ma aree più piccole, dove è tollerata la presenza di antiche opere dell’uomo in disuso, come le vetuste vestigia romane o manufatti rurali diruti e abbandonati. In questo modo, in pochissimi decenni, l’Associazione Wilderness Italia, ha raggiunto e superato i 60mila ettari di aree protette con il regime del contratto di tutela spontaneo.Un accordo stilato tra l’associazione e i proprietari, privati o pubblici, del territorio da proteggere, che consente di garantire, alle generazioni future, di ereditare l’area così come è stata conservata da chi ne ha impedito ogni forma di speculazione o di manomissione.Aree wilderness spettacolari, integre, in una parola selvagge, sono presenti ormai da Nord a Sud della penisola. E perfino piccoli gioielli, come l’area di tutela realizzata nella Tenuta di San Lodovico, o alle Rocchette, entrambe in Toscana, consentono di nutrire lo spirito e di gioire con il corpo. Come? Immergendosi nel verde dei loro prati, osservando le creature selvatiche che vi prosperano, facendo il pieno di terpeni. La biodiversità è importante, ma fiorisce al meglio delle proprie possibilità solo se si conserva anche il territorio idoneo per la sua sopravvivenza.Immaginate uno sterminato stuolo di bestie selvatiche, orsi, lupi, cervi, cinghiali, falchi, e chi ne ha più ne metta, vagare liberi sulle strade delle nostre metropoli.Sarebbe forse salva la biodiversità, ma non l’habitat primigenio, il territorio ideale destinato dal Grande Architetto dell’Universo a conservare e a far progredire le specie animali e vegetali. Un’armonia che solo le aree wilderness possono garantire. A meno che alcuni considerino invece un’alternativa desiderabile, e non distopica, il disordine urbano provocato dalla proliferazione di animali, come i cinghiali, che vigoreggiano spavaldi in mezzo al traffico e all’immondizia della capitale.Creare nuove aree wilderness significa assicurare a noi e ai nostri figli, un tuffo salutare nella natura primigenia, il ristoro della mente, l’allegria dello spirito.*Presidente AIW Associazione Wilderness Italia

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Etica Biologica

Oscar de Beaux e l'Etica Biologica
di Spartaco Gippoliti
Qualcuno, recentemente, indicava un famoso studioso di lupi come il 'padre' della conservazione in Italia. Ogni generazione, a quanto pare, ama ignorare o sottovalutare quanto fatto dai precedessori quanto spesso enfatizzare più del dovuto quello che i contemporanei hanno archiviato. Non deve quindi stupire se anche molti addetti ai lavori conoscono molto poco sulla storia della conservazione ambientale in Italia.Oscar de Beaux nacque a Firenze nel 1879 ma da una famiglia con forti radici "europee" e di credo valdese (il nonno materno fu un famoso pedagogista di origine francotedesca, Enrico Mayer), e compì gli studi tra Firenze e Lipsia. Fu in quest'ultima città che evidentemente – in Italia all'epoca non esistevano giardini zoologici – si interessò al locale giardino zoologico, lasciandoci delle note sul comportamento del gelada (primate endemico dell'altopiano etiopico) e, essendo un ottimo pittore, anche delle raffigurazioni degli animali dello zoo.Nel 1911, per uno strano gioco del destino, mentre il dottor Theodor Knottnerus-Meyer assumeva la direzione del Giardino Zoologico di Roma, progettato dal team di Carl Hagenbeck, Oscar de Beaux diveniva collaboratore scientifico del Tierpark di Stellingen. Lo zoologo fiorentino perfezionò in quegli anni le sue conoscenze sull'acclimatazione e gestione degli animali selvatici negli zoo, un'attitudine e passione di cui darà prova più tardi in Italia.Nella primavera del 1913 de Beaux si trasferì a Genova, dove assunse il ruolo di assistente presso il locale Museo civico di Storia Naturale.
Dopo l'impegno giovanile a favore della protezione degli uccelli in Italia, il primo compito che de Beaux assolvette, in maniera ineccepibile, nel campo della conservazione fu quello di segretario della sezione italiana della Società Internazionale per la Conservazione del Bisonte europeo, che ricoprì dal 1923 al 1932. Da notare che si trattava di una iniziativa internazionale partita dalla sconfitta Germania e che vide collaborare vincitori e vinti della Grande Guerra per far si che gli ultimi 56 bisonti europei venissero gestiti in maniera cooperativa nell'interesse della salvaguardia della specie. Grazie a de Beaux anche l'Italia contribuì finanziariamente alla salvaguardia di una specie che non era nemmeno presente nel territorio nazionale. Così de Beaux giustificò il suo impegno nel 1923, evidenziando alcuni capisaldi del suo pensiero: “Oggi tutti coloro che sanno pensare "europamente", che riescono ad elevarsi a concetti sereni, che divinano l’intima essenza di vera civiltà, la quale anziché demolitrice deve essere conservatrice del buono e del bello ..., oggi tutti gli amatori di bellezze naturali, gli zoologi, gli zoofili, i veri naturalisti e cacciatori, debbono deplorare la scomparsa della più grossa ed imponente selvaggina dell’Europa, del bisonte.”
Vi è da notare che l'interesse per la conservazione, soprattutto della grande fauna, era già nato qualche anno addietro, al punto che nel 1900 le potenze coloniali avevano firmato la Convenzione di Londra per la conservazione della fauna africana; il Primo parco nazionale europeo era stato creato in Svizzera da Paul Sarasin nel 1914 e l'Italia nel 1922 aveva realizzato i due importantissimi parchi del Gran Paradiso e degli Abruzzi. Con il bisonte europeo e la Società internazionale assistiamo appunto al riconoscimento della scala continentale della missione di protezione e alla necessità di pensare su scala europea, messaggio che doveva sembrare almeno innovativo all'uscita dal disastro della Prima guerra mondiale.
Qualche anno dopo, nel 1929, de Beaux intervenne sulla questione della conservazione dell'ultimo nucleo di orsi bruni delle Alpi scrivendo per il Cacciatore Trentino un testo dal titolo Conserviamo alle Alpi il loro orso. Come ripetè anche nel 1953: Quello che manca del tutto ... o vi è appena accennato .... è il riconoscimento della ragione etica e di prestigio regionale, nazionale ed umano che non soltanto raccomanda, ma anzi comanda, categoricamente la conservazione dell’orso nelTrentino occidentale.
Nel 1930 de Beaux pubblica forse il suo contributo più importante e destinato ad avere risonanza in tutta Europa. La prima edizione del volumetto dal titolo Etica Biologica. Tentativo di risveglio di una coscienza naturalistica, venne pubblicato dall'Associazione fascista cacciatori di Trento. Seguiranno diverse riedizioni e almeno due traduzioni in inglese e tedesco.
Secondo de Beaux per etica biologica si deve dunque intendere lo studio e la definizione di una posizione morale dell'uomo di fronte agli esseri viventi, non appartenenti al genere umano, partendo dal presupposto morale che l'uomo non ha potuto creare le specie. Le piante e gli animali occupano una posizione più o meno passiva di fronte al loro ambiente di vita, mentre l'uomo occupa invece una posizione eminentemente attiva, diventando pertanto l'unico potente alteratore dell'equilibrio biologico. Secondo de Beaux, di fronte alle risorse viventi della natura, nulla giova se non il risparmio e la protezione attiva che impongono all'uomo nel suo interesse, una certa moderazione del proprio arbitrio, ossia pensiero ed azione morali di fronte agli esseri viventi non umani, cioè riconoscimento e pratica di un'etica biologica, intesa come cultura della vita in genere, oggetto ampliato di ampliati comandamenti morali, che si possono condensare nel comandamento: “curare che nessuna specie animale o vegetale scompaia dalla faccia della terra, rispettare cioè ogni estrinsecazione della vita, che racchiude in sé una soluzione propria dell'immenso problema dell'esistenza. Imparare a distinguere ed a conoscere le specie viventi. Studiare le correlazioni ambientali delle singole specie vegetali ed animali conviventi.” L’opera si conclude con l’invocazione che l'uomo possa così diventare il saggio amministratore della vita sulla terra, anziché l’incosciente distruttore di risorse naturali che possono essergli utili e indispensabili.In uno dei passaggi chiave egli afferma “Io penso che l'uomo non sia al mondo per distruggere o per sfruttare la natura con progressivo inaridimento di questa e di se stesso, ma per conservare e valorizzare, non soltanto materialmente ma anche moralmente, per amministrare saviamente ciò che egli stesso non può creare, contemperando le necessità della propria esistenza col rispetto di ciò non è sua produzione e quindi non gli appartiene a priori, ed imponendo anche delle restrizioni e dei sacrifici per soddisfare questo postulato di Etica Biologica.”
Inoltre, con la sua attenzione nei confronti delle "unità fondamentali" tassonomiche, anche al di sotto del livello specifico, de Beaux si pone come un reale precursore dell'etica della biodiversità. Come poi non avvertire delle assonanze tra la teoria di Edward O. Wilson di una connaturata attrazione verso le cose della natura e la continua enfasi di de Beaux alla necessità per i giovani di potere sperimentare la natura nelle sue varie forme e quindi la necessità di giardini zoologici, orti botanici, musei di storia naturale e acquari?
E non a caso continuò a essere un "uomo di zoo". Il il 28 ottobre 1932 venne ufficialmente inaugurato il civico Giardino Zoologico di Genova-Nervi, diretto e progettato da lui stesso. La costituzione dello zoo era stata saggiamente pensata in maniera di procedere gradualmente a fasi succesive e i primi animali erano stati trasportati dal soppresso serraglio di Villetta Dinegro già il 19 agosto 1931. L'art. 1 del regolamento del Giardino Zoologico di Genova-Nervi, che porta il titolo Definizione e scopi, è un capolovoro di de Beaux e così recita” Il Giardino Zoologico è un istituto scientifico di Biologia applicata, nel quale si offre all’osservazione degli studiosi e del pubblico una raccolta ristretta di animali vivi bene scelti, rappresentativi delle grandi zone zoogeografiche olearctica, etiopico-indiana, sudamericana ed australiana (...) Oltre che scopi scientifici ed istruttivi il Giardino Zoologico persegue scopi educativi e zoofili.”
Il 31 dicembre 1940, a causa della guerra, il civico Giardino Zoologico fu ufficialmente soppresso. Con questa data finì un esperimento che, seppur di breve durata, segnò profondamente gli esperti di settore che ne furono testimoni, proprio grazie alla impostazione unica datagli da Oscar de Beaux.L'impostazione filosofica data da de Beaux all'istituzione giardino zoologico avrà un valido estimatore in Ermanno Bronzini (1914-2004), spezzino di nascita ma poi divenuto dal 1937 biologo presso il Giardino Zoologico di Roma, di cui diverrà direttore nel 1956.
Più volte negli anni, all'interno di sue pubblicazioni, Bronzini utilizzerà alcuni paragrafi di una vecchia pubblicazione di de Beaux del 1933: “Il Giardino Zoologico è infatti un luogo di studio serio e piacevole per lo zoologo di professione e per il dilettante, che vi possono imparare a conoscere le abitudini, il modo di accrescimento, le attitudini e il comportamento fisici e psichici, tanto differenti ed istruttivi, nei vari animali. E' un luogo congeniale al lavoro dell'artista, che osserva e fissa sulla tela, sulla carta o nell’argilla la bellezza delle pose, l'eleganza, la destrezza, le armoniche proporzioni delle forme animali. Esso costituisce la mèta delle passeggiate quotidiane di molti bambini, il posto di sano trattenimento all'aria aperta per la gioventù, il luogo di ritrovo per famiglie intere. E' una buona scuola di educazione alla pulizia, all'ordine, all'arte importantissima della manutenzione. E' scuola efficace di etica biologica, ossia del rispetto all'esistenza delle unità biologiche, del rispetto alla vita, indice assai sicuro del livello civile raggiunto da un popolo.”

Medicina Forestale

Perché è così forte il richiamo alla Natura.In era post-Covid tante persone hanno sentito la necessità impellente di un ritorno alla Natura. A prima vista poteva sembrare che si trattasse di una fisiologica reazione al periodo di confinamento tra le mura di casa, ma c’è ben di più. La necessità di trascorrere del tempo tra i boschi, in campagna o in montagna, ha in realtà una motivazione molto più profonda e strettamente legata con la salute.Gli effetti biochimici dell’immersione nella Natura (Shinrin Yoku per i giapponesi o Forest bathing per gli autori di lingua inglese) sono estremamente interessanti e ampiamente studiati. Non sono frutto di suggestioni new age ma poggiano su solide evidenze scientifiche.L’immersione nel bosco determina importanti effetti sul sistema nervoso autonomo, sul sistema immunitario, sull’umore e sul sistema cardiovascolare. I benefattori, cioè gli agenti principali di questi effetti, sono i terpeni, sostanze volatili, bio molecole presenti in piante e fiori che conferiscono loro un odore. Sono utilizzati dalla pianta, in alcuni per proteggersi dai predatori, in altri casi per attrarre gli impollinatori.Grazie a numerosi studi pubblicati su riviste scientifiche indicizzate è stato ben dimostrato che l’inalazione di queste sostanze produce notevoli cambiamenti in chi si “immerge” nella natura.Gli effetti positivi riscontrati sono stati principalmente quelli a carico del sistema nervoso autonomo, del sistema immunitario, dell’umore e del sistema cardiovascolare.In sintesi, gli studi mostrano che il nostro legame con la Natura è ben più che una semplice preferenza: è una componente cruciale del nostro benessere fisico e mentale.Continueremo entrando nel dettaglio e approfondendo i singoli aspetti.Intanto buona natura!~~~~~
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1. Kaplan, S. (1995). The restorative benefits of nature: Toward an integrative framework. Journal of Environmental Psychology, 15(3), 169-182.2. Ulrich, R.S. (1984). View through a window may influence recovery from surgery. Science, 224(4647), 420-421.3. Miyazaki, Y. (2018). Shinrin Yoku: The Japanese art of forest bathing. Timber Press.4. Li, Q. (2010). Effect of forest bathing trips on human immune function. Environmental Health and Preventive Medicine, 15(1), 9-17.5. Bratman, G. N., Hamilton, J. P., & Daily, G. C. (2012). The impacts of nature experience on human cognitive function and mental health. Annals of the New York Academy of Sciences, 1249(1), 118-136.

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attività venatoria

Leggo spesso esternazioni contro i cacciatori che si uccidono tra di loro e per questo la caccia andrebbe fermata.Per semplice spirito di curiosità scientifica e nell’ottica di una corretta informazione sono andato a verificare i dati annuali reali del triennio 2021/2023. (Fonti: Corpo Nazionale Soccorso Alpino. AdnKronos Salute. Osservatorio Asaps: dati Aci-Istat.)Sono stato davvero sorpreso nell’apprendere che a fronte di 13 cacciatori deceduti durante l’attività venatoria abbiamo avuto 105 decessi da incidente in bicicletta e 15 per puntura di calabrone, vespa o api.Quello che mi ha sconvolto però sono stati i 504 decessi legati ad attività ricreativa in montagna.
Inoltre, nel 2022 il Soccorso Alpino (senza contare i dati della Valle D’Aosta che non sono stati pubblicati) ha soccorso 10.125 persone, ha effettuato 10.367 interventi dei quali 4.439 interventi con elicotteri.
Si contano 5.823 feriti e 504 persone decedute.
L’impegno ha coinvolto 41.057 tecnici volontari di soccorso.
Forse i tanti che gridano al pericolo della caccia dovrebbero riflettere un po’ di più sui costi in vite umane ed economici che sosteniamo per le singole attività non lavorative in outdoor.
(E io amo la montagna con tutte le sue attività)
M. Maggiorotti

(*dati annuali)


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selvatici

IL LUPO

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Articoli e riflessioni

Leggiamo spesso le lamentele dei cacciatori e degli agricoltori per l’incomprensione dell’opinione pubblica verso i temi a loro cari.
Sul tema della caccia e della conservazione dei selvatici è da sempre guerra aperta.
Oggi è alla ribalta il Lupo che prevedo sarà sempre più presente nei prossimi mesi. Su questo si sono create due fazioni che si fronteggiano sui social: una più numerosa, fatta di “lupofili senza se e senza ma”, strenui difensori del canide selvatico, pronti a suggerire ai pastori di cambiar mestiere perché i boschi e le campagne sono dei lupi… Dall’altra parte un più esile gruppo di “lupari senza scrupoli” che vedono nell’aumento del numero dei lupi una insostitenibile minaccia alle greggi, ai cani di casa e alla propria libertà di vivere la natura senza la preoccupazione di questo astuto e raffinatissimo predatore.Entrambe i gruppi sostenendo le loro tesi in modo più o meno violento ma aimè poggiando il tutto troppo spesso su opinioni o interessi personali.
Per noi, scevri da condizionamenti disneyani o da insani appetiti venatori, che viviamo, studiamo e soprattutto amiamo il mondo della Natura, alla ricerca dell’equilibrio dell’ecosistema e per il mantenimento della biodiversità, rimane un compito: proporre soluzioni che siano dettate esclusivamente da evidenze scientifiche, da studi seri e da ricerche in campo.
Tutto ciò per offrire all’opinione pubblica una INFORMAZIONE CORRETTA. Perché sarà poi l’opinione pubblica che sceglierà le sorti dei cacciatori, degli agricoltori, dei pescatori, degli escursionisti e così via. Così come per ogni scelta che ci riguarda.Le NORME, soprattutto quelle di scarso impatto economico, scaturiscono solitamente dalla necessità che ha il politico di ottenere il CONSENSO POPOLARE soddisfacendo i sentimenti dei cittadini.
Allora, quale migliore occasione per INFORMARE correttamente il cittadino sui temi legati alla natura? Certamente non mostrando le immagini di cofani di macchine insanguinati dalle spoglie di lepri o beccacce abbattuti da sparatori lontani mille miglia dai concetti conservazionistici della Caccia consapevole. Il cittadino comune vive in città e conosce la Natura, la Caccia…i Lupi principalmente con qualche passeggiata nel fine settimana e attraverso Facebook e YouTube. È forse quella l’immagine corretta del cacciatore, ben sapendo che il Cacciatore è altro? Perché quel cittadino deciderà se, come e quando si potrà gestire la fauna selvatica.
Quello stesso cittadino deciderà se i lupi andranno difesi ad oltranza o contenuti. Perché con il suo sentimento orienterà le scelte politiche.Per questi motivi, siamo certi di dover raccontare la Verità sul tema, corroborata da ogni possibile evidenza scientifica e studio reale. Senza nessun interesse personale e
non volendo solo riportare la “opinione” personale che, come le altre, sul piano dell’evidenza equivale al nulla. Non vogliamo riportare solo la nostra esperienza che vale anch’essa zero, o comunque poco se ben documentata . Come non conta poi molto l’“opinione dell’esperto” nella piramide della conoscenza. Vogliamo dare risalto all’ EVIDENZA SCIENTIFICA in tema di Natura e fornire dati certi che emergono da ricerche serie verificate e pubblicate in Italia e all’estero.
Per tutto ciò abbiamo abbracciato l’idea di fare informazione continua sui social e in rete grazie ad un eccezionale panel scientifico che si è impegnato a informare in modo rigorosamente corretto le persone.
Contiamo anche sulla collaborazione di chiunque creda nel Progetto e voglia collaborare con noi, con spirito onesto e gratuito, per condivider ogni conoscenza seria in questo difficile settore al fine di trasmettere le Verità emerse dalla Ricerca.
M. Maggiorotti


Affermo spesso che i social non sono nè buoni nè cattivi, sono come un’automobile: sono solo un mezzo.
Con l’auto puoi fare cose buone o cose cattive, è solo un mezzo.
Ma per guidare un’automobile devi studiare almeno qualche ora e devi sostenere un esame!
Quando leggo questi post faccio fatica a restare in silenzio e non pormi delle domande. Una su tutte: perché chi ignora un argomento può esternare una opinione, o peggio come in questo caso affermare con sicumera delle falsità che fanno più danni di quelli che immagina?
L’argomento lupo è un tema caldo che sta avendo, ed a brevissimo avrà, dei risvolti sociali, ecologici e ambientali enormi.
Perché prima di mettere mano alla tastiera non ha avuto il desiderio, se non di studiare l’argomento, almeno di informarsi da fonti autorevoli?
Non dico tanto, almeno le basi per evitare brutte figure e scoprire in pochissimi minuti che:
- IL LUPO È UN SUPERPREDATORE CHE ALL’OCCORRENZA SI CIBA DI CARCASSE DI ANIMALI E IN ALCUNI CASI DIVENTA CANNIBALE ( "scavenging" Ballard et al., 1987; Fuller, 1989, 1991; Huggard, 1993c; Jedrzejewski et al., 2002)
- PREDILIGE PER LA SUA DIETA GLI UNGULATI MA AD OGGI SI SEGNALANO NUMEROSE PREDAZIONI SUI CANI (da novembre 2022 al 31 agosto 2023 ci sono state 400 predazioni su cani da caccia, da compagnia e da guardiania - Camera dei Deputati. Report del 9.1.2024)
- APPENA GIUNTO ALL’ETÀ FERTILE LASCIA IL BRANCO (in realtà nucleo familiare) PER CERCARE UNA NUOVA FEMMINA CON LA QUALE CREARE UN NUOVO NUCLEO (Fenomeno della dispersione Mech, L. David, and Luigi Boitani, editors. "Wolves: Behavior, Ecology, and Conservation." University of Chicago Press, 2003. - Musiani, Marco, et al. "A New Era for Wolves and People: Wolf Recovery, Human Attitudes, and Policy." University of Calgary Press, 2009. NON CI SONO TRACCE DI ACCUDIMENTO DEGLI ANZIANI
Quando finirà la visione disneyana della Natura? Quando, gli appassionati di “natura da tastiera” indosseranno binocolo e scarponi per trascorrere più tempo a contatto con i selvatici e un po’ meno dietro uno schermo a cristalli liquidi a scrivere pericolose baggianate che purtroppo orientano l’opinione pubblica? Quello sarà un gran giorno che segnerà la fine di un mondo da fiaba nel quale gli animali sono amici, ti sorridono i monti e le caprette fanno ciao!


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il progetto ecoscienza

Eco-scienza”Una informazione utile per creare una opinione e orientare le nostre scelte deve essere vera.”La Natura oggi è di grande attualità, si parla sempre più spesso di biodiversità e della conservazione degli habitat. Altri temi sono ben più caldi come la caccia, i cambiamenti climatici, i disastri ambientali e la scelta vegana. Esistono poi temi assolutamente roventi come la tutela o la gestione dei grandi carnivori.In generale si assiste ad un interesse crescente e a un riavvicinamento verso la Natura ed è certamente un fenomeno positivo.Addirittura, in ambito medico, è stato dimostrato che la semplice immersione forestale (vd. Forest bathing o Shinrin Yoku) contribuisce a riequilibrare il sistema nervoso autonomo che regola ogni aspetto della nostra vita quotidiana.È stato anche descritto il “Disturbo da deficit di natura” e il suo ruolo nell’inibire il livello del benessere psicofisico.Se da un lato questa recente tendenza si rivela estremamente positiva, dall’altro è certamente negativo che tanti parlino di Natura asserendo verità apodittiche, prive di ogni base se non quella dell’opinione personale, del parere qualche amico o della riferita opinione di “esperti”.Questo vale soprattutto per la distorsione disneyana della natura che ha creato dei bias cognitivi enormi causata dalla visione umanizzata del regno animale.
Anche nel campo della salute umana purtroppo sono fiorite teorie immaginifiche che alla base non hanno alcuna evidenza scientifica ma solo suggestioni new age.
Da qui nasce l’esigenza di creare una nuova Pagina che si occupi della Natura, dei suoi abitanti e dei suoi fruitori ma con la volontà di dare un taglio diverso rispetto alla tendenza attuale, cioè provare ad offrire un approccio scientifico alla tematica.
Se una informazione utile a creare l’opinione che orienterà le nostre scelte deve essere vera, qual’è il sistema per avere una informazione vera e utile?Sicuramente è il metodo scientifico i cui principi sono: l’osservazione, l’ipotesi e la verifica dei dati. Senza questi passaggi una opinione che si basi su tesi non dimostrabili non è di nessun interesse e va respinta ab initio.Tutto ciò è necessario per trattare ogni argomento, dalla caccia all’equilibrio dell’ecosistema, dalla gestione dei lupi all’immersione nella Natura selvaggia, dal veganesimo alla conservazione della biodiversità.Tenteremo quindi di fornire solo informazioni vere sul tema che siano scevre da precondizionamenti e posizioni preconcette ma che poggino su dati reali. Lo faremo grazie al supporto scientifico e alla collaborazione dei maggiori esperti del settore.M. Maggiorotti


Principi generali per la conservazione dell’EcosistemaQuando di parla di Natura non si può prescindere dalla conoscenza di alcuni concetti base. Proverò ad elencarne alcuni fondamentali, pur non avendo la presunzione di essere esaustivo. Questo passaggio è obbligatorio per potersi poi intendere sui temi che andremo a trattare.
GESTIONE CONSERVATIVA significa voler conservare una popolazione target in buono stato di salute, ben strutturata per l’equilibrio dell’ECOSISTEMA di cui è parte, in funzione della capacità portante, della vulnerabilità ecologica ed economica dell’ambiente specifico.
ECOSISTEMA: l’insieme di organismi viventi (fattori BIOTICI) e della materia non vivente (fattori ABIOTICI) che interagiscono in un determinato ambiente, in equilibrio dinamico.
CATENA TROFICA: organismi viventi (animali, piante, batteri) di un ecosistema che dipendono uno dall’altro.
SPECIE: individui simili che incrociandosi tra loro generano potenzialmente una prole illimitatamente feconda con caratteristiche simili a quelle dei genitori.
POPOLAZIONE: individui della stessa specie che, nello stesso tempo occupano lo stesso territorio, in grado di accoppiarsi. POPOLAZIONI DIVERSE sono due gruppi cospecifici che, a causa di barriere naturali, non hanno possibilità di accoppiarsi.
Perché un ECOSISTEMA sia in equilibrio -per quanto attiene all’elemento biotico- è fondamentale conoscere preliminarmente, di ogni specie:
BIOLOGIA (anatomia, fisiologia, processi cellulari, genetica e sviluppo, esigenze trofiche);
ECOLOGIA (interazione con l’ambiente);
ETOLOGIA (comportamento e interazioni intra e interspecifica, habitat elettivi).
Necessario conoscere i PARAMETRI DI POPOLAZIONE:
DISTRIBUZIONE (collocazione)
STRUTTURA (individui distribuiti per classe di età e per sesso)
DENSITÀ o ABBONDANZA RELATIVA (individui in 100 ettari)
CONSISTENZA o ABBONDANZA ASSOLUTA (quanti individui)
DINAMICA o TENDENZA (trend di popolazione dato da natalità + immigrazione - mortalità - emigrazione = INCREMENTO UTILE ANNUO)
Stabilito tutto ciò diviene imperativo valutare
CAPCITÀ PORTANTE dell’AMBIENTE (secondo le risorse utili a sostenere un certo numero di individui)
VULNERABILITÀ DELL’ECOSISTEMA (in funzione delle biocenosi vegetali ed animali e del tipo di utilizzazione antropica)
DENSITÀ AGROFORESTALE (massima densità di animali superata la quale si verificano danni intollerabili alle produzioni zoo-agro-forestali)
DENSITÀ BIOLOGICA (massima densità di animali oltre la quale compaiono segni di decadimento nella popolazione: malattie, decadimento del peso)
La sostenibilità dell’ambiente a sopportare ad esempio una certa specie dipende da
STATO DI SALUTE DELLA POPOLAZIONE (con eventuali incrementi o decrementi numerici)
BIOTOPO (impatto su suolo, acqua)
BIOCENOSI (impatto su altri animali, piante, microrganismi, funghi ecc).
ATTIVITÀ ANTROPICHE (impatto su produzioni agro-forestali e zootecniche, sociali).
Solo dopo queste doverose premesse potremo iniziare a trattare gli argomenti inerenti i SELVATICI.
M. Maggiorotti
#ecoscienza #conservazione #wilderness #ecosistema


La Natura tra conservazione della tradizione e apertura alle novità.Dobbiamo custodire gelosamente le tradizioni del bosco, della montagna e della campagna fatte di tempi lenti, di silenzi, di odore di legno e di cuoio.
Ma allo stesso tempo dobbiamo aprire le braccia alla tecnologia che ci consente di conoscere approfonditamente e senza errori le specie animali, vegetali e gli ambienti naturali dei singoli habitat.
Altrimenti continueremo ad ascoltare solo posizioni ideologiche, in perenne in conflitto, sulla necessità di tutelare o contenere una specie mentre si assiste al peggioramento dell’equilibrio dell’ecosistema.
Per formarsi una opinione e poter prendere ogni decisione è necessario che una informazione sia reale e non frutto di idee basate su pochi dati o peggio su una ideologia.
Oggi grazie alla nuova tecnologia possiamo monitorare la biodiversità in vari modi:
- RICERCA DEL DNA AMBIENTALE prelevando un campione di acqua, con tecniche di biologia molecolare è possibile individuare tutte le specie presenti nell’ambiente.
- DRONI anche senza operatore, in volo notturno e forniti di visione termica, mappano le specie presenti nell’area
- ROBOT (progetto “Orizon 2020” ISPRA e Univ. Pisa) sono programmati per andare autonomamente sul terreno e raccogliere informazioni su habitat e specie presenti.
Tutto questo non deve essere visto come un ostacolo al mantenimento del patrimonio storico, ambientale e faunistico ma piuttosto come l’unica possibilità per avere dati certi e prendere le decisioni più corrette per giungere all’equilibrio tra tutte le esigenze dei singoli habitat cioè quelle dei selvatici, degli agricoltori, degli allevatori, dei cacciatori, dei pescatori, degli escursionisti e di tutti i fruitori della Natura.
M. Maggiorotti (Eco-Scienza)

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Maurizio Maggiorotti

∙ Medico Chirurgo∙ Specialista in Ortopedia e Traumatologia∙ Docente Università "Sapienza" di Roma∙ Docente Università di Verona∙ Master in Stress, Sport e Nutrizione∙ Imprenditore Agricolo∙ Selecontrollore∙ Formato in materia di igiene, sanità e sicurezza della selvaggina
(DGRT n.528 del 15/05/2023)
∙ ART 37 per il Contenimento dei selvatici∙ Cinofilo, Allevatore amatoriale di razza "Weimaraner"∙ Titolare e Gestore A.A.C. San Lodovico∙ Titolare e Gestore della Prima Area Wilderness della Toscana e della Maremma per la tutela della biodiversità

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Spartaco Gippoliti

∙ Studioso dei Mammiferi∙ Membro dell'IUCN/SSC Primate Specialist Group∙ autore di oltre 200 tra saggi e libri su temi conservazionistici e di sistematica biologica∙ Socio Onorario Società Italiana per la Storia della Fauna "G. Altobello"∙ membro del Comitato Scientifico della Fondazione UNA∙ Esperto di Conservazione 'ex situ'∙

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Giuliano Milana

∙ Naturalista∙ PhD in Biologia Animale∙ Agrotecnico Laureato

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Luca Massimino

∙ Medico Chirurgo∙ Allevatore Cinofilo∙ Esperto Giudici ENCI

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A. Giorgio Salvatori

∙ Laurea in Scienze Politiche∙ Giornalista conservazionista esperto di tutela del paesaggio∙ Direttore responsabile del webmagazine Myrrha, già RaiTg2∙ Presidente AIW (Associazione Italiana Wilderness)∙ Membro comitato scientifico Fondazione Una∙ Premio Italia Nostra e Giorgio Mondadori per i suoi servizi televisivi su Ambiente e Paesaggio∙ Autore di libri∙ Commendatore al merito del Sovrano Militare Ordine di Malta (Smom)

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Pierpaolo Fondi

∙ Fotografo naturalista∙ Già concessionario e direttore di Az. Faunistico Venatoria
∙ P.H. (Professional Hunter ) P.H.A.S.A. Rep. S. Africa, Est Europa – Nord Europa E Africa

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